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Giussani: era capace di guardare l’uomo dal di dentro

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giuss_primopianoR375.jpgIntervista a Franco Loi


«Quello che colpiva, di Giussani, era lo splendore che aveva negli occhi. Il filo diretto tra gli occhi e il cuore si vedeva, risaltava. Era tutt’uno col suo donarsi continuamente alla vita». Il poeta milanese Franco Loi ha conosciuto don Luigi Giussani nel 1960. A quell’epoca Loi stava facendo ricerche per l’ufficio stampa della Mondadori su alcune nuove figure carismatiche di personalità che attiravano l’attenzione dei giovani. Furono due conoscenti a presentargli il fondatore di Cl.

Franco Loi, come avvenne il suo incontro con don Giussani?

Mia moglie conosceva Cecilia d’Antonio, che nel ’60 era responsabile delle ragazze di Gioventù studentesca di Milano. È stato attraverso di lei che ho incontrato Giussani. Con un amico conosciuto in Mondadori a quel tempo, Ferruccio Parazzoli, volevamo fare una serie di inchieste sui giovani cattolici, socialisti e comunisti e sugli ideali che li muovevano. Incontrai Giussani e dopo di lui don Lorenzo Milani. Volevo, insomma, conoscere quelle persone che guidavano i giovani delle nuove generazioni.

E che cosa ricorda?

Quando lo vidi per la prima volta rimasi impressionato. Accadde vicino all’Università statale, in via Sant’Antonio se non ricordo male. Giussani aveva tenuto una lezione ad un gruppo di giovani. Mi avvicinai a lui accompagnato dai comuni amici. La prima cosa che mi colpì di lui fu quello che si dice, se non sbaglio, il carisma. Da lui veniva un’energia che non avevo mai sperimentato in altri. Fu come se sentissi vibrare, dentro di me, la sua emanazione spirituale.

Lei era cattolico?

No. Venivo dalla politica. Avevo dato le mie dimissioni dal Pci nel 1954, di cui ero stato anche responsabile di una sezione giovanile a Milano, perché c’era un andazzo che non mi piaceva. Problemi, diciamo, che sarebbero diventati evidenti più avanti. Don Giussani e io cominciammo a frequentarci. Le vorrei però raccontare un episodio che riguarda un mio amico di allora, Giulio Trasanna.

Lo scrittore Giulio Trasanna?

Sì. Poeta e scrittore molto noto negli anni ’30, aveva aderito al fascismo, anche se non era fascista convinto, e si professava ateo. Nel periodo di Natale del ’61 ero appena sposato, e invitai don Giussani a casa mia per un cena. C’erano anche altri amici e tra questi Trasanna. Fu una bella serata e si parlò di tutto: di fede, di rivoluzione, di chiesa, di politica. Lì si conobbero. Poi Trasanna, all’inizio del 1962, si ammalò di tumore e finì ricoverato in ospedale. Giussani andò a trovarlo. «Sai – mi disse Trasanna quando andai da lui – avevo torto sulla religione e sulla fede». Si era convertito. Giussani aveva la capacità di mettere l’uomo di fronte alle proprie responsabilità. Di prenderlo per mano e di condurlo di fronte alle cose ultime, a quello che conta davvero nella vita.

Che cosa la colpì del metodo di don Giussani come educatore?

 

Clicca >> qui sotto per continuare a leggere l’intervista a Franco Loi



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